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La più imperdonabile colpa di Berlusconi è avere accelerato una tendenza in atto: la riduzione dei cittadini a tifosi. Ciò comporta una serie di conseguenze negative, il precipitare della razionalità a vantaggio dell´istinto di appartenenza, l´obbligo a schierarsi all´interno di una logica Amico-Nemico, che il Cavaliere sollecita continuamente. Rimproverarlo di aver politicizzato il calcio, è assurdo: ci avevano già pensato Andreotti (candidando il presidente della Roma, Viola) e Craxi (candidando il presidente del Torino, Borsano), e persino il centro-sinistra (imponendo Cecchi Gori a tanti fiorentini perplessi). La vera novità, il senso della rivoluzione berlusconiana consiste nell´aver calcistizzato la politica.