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Alain Monnier
Barthélémy Parpot è tornato! Lo avevamo lasciato, in “Firmato Parpot”, alle prese con la sua adorata “Claudine Courvoisier del novembre 1990” e in cerca di lavoro; lo ritroviamo, in questo secondo romanzo di Alain Monnier, con un impiego presso la Quota lavoratori disabili del Ministero degli Interni e un nuovo amore, la bella Elsa Chauvière, giovane ventottenne sicura di quello che vuole dalla vita: vendicarsi di chi l’ha ridotta su una sedia a rotelle.
Il libro: È attraverso la parola che il lettore riconosce la fisionomia, le sfumature, il ritmo di queste voci; il loro raccontarsi diventa opportunità, per Alain Monnier, di esplorare le risorse della scrittura che è porsi ogni volta degli ostacoli, guardare al limite per superarlo, è insomma una sfida. La parola apre un passaggio ed è sufficiente sporgersi per accorgersi, come nello specchio di Alice, che è facilissimo andare dall’altra parte, in quel mondo oltre lo specchio dove la parola diventa creazione, sperimentazione, gioco. Il risultato è un viaggio originale e divertente nell’universo della scrittura alla scoperta di regioni sconosciute come le frasi a incastro di Parpot, con le parole che seguono il flusso dei pensieri, completamente estranei alla realtà che lo circonda, con il suo linguaggio ridicolo e patetico dove la punteggiatura stessa sembra perdersi nei vicoli senza uscita di una scrittura claudicante; come le ciniche riflessioni della Signora Jouve che il segno imprime direttamente nelle pagine bianche della coscienza, il suo costante interrogarsi per non sentire il rumore assordante del silenzio che ormai ha invaso la sua esistenza; come il linguaggio di Elsa popolato di parole abortite, di frasi senza soggetto e senza apostrofo, come i suoi esercizi di stile vicini all’Oulipo dove le parole “font l’amour”, si incastrano, si mescolano e si invertono, fino a sfidare il senso.