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Mario Cennamo  

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Il libro. Anno 1539. L'arcivescovo di Genova, Innocenzo Cibo, è uno degli uomini più potenti d'Italia. È a capo delle diocesi di Messina, Beziers, Torino e Genova contemporaneamente, essendo passato per la guida delle curie di Savona e Ventimiglia, Mariana e Ajaccio e Marsiglia. Ovunque ha seminato contatti uomini devoti, gente fidata. Ma adesso quel gigante del Rinascimento con la sua rete di spie è paralizzato da una voce che stona nel suo coro. È una voce da Dio biblico quella che si leva tra gli omuncoli senza volto della corte del cardinale. È una voce intransigente e implacabile. È una voce omicida. Per dare un'identità al suo indegno, piccolo nemico il Cibo ha bisogno di un umile della stessa levatura. Lionello Villani, prevosto della Commenda di San Giovanni di Pré è l'alter ego perfetto dell'assassino. Uomo dalla morale discussa potrebbe stare fra i santi o i demoni. Potrebbe perfino pensare come la voce ignota... "Seguendo il modo narrativo e lo stile colto e avventuroso inaugurato nel 1980 da Umberto Eco nelle lettere italiane con Il nome della rosa, Cennamo si pone in una sorta di nuova tradizione che ha dato finora esiti felici. Se Il nome della rosa è stato tradotto finora in 40 lingue, la stessa fortuna si può augurare meritatamente a questo romanzo, che pur senza svolgersi tutto in un unico monastero, centro forzato d'incontro di uomini dediti allo studio, alla riflessione e alla meditazione, ne ritrova i contrasti, i conflitti e le opposte fortissime volontà dispiegate in un viaggio in tre città che diventano a loro volta protagoniste e palcoscenico degli eventi. Descrivendo vita e abitanti di tre città cinquecentesche, si scopre cosa fossero, cosa volessero, cosa pensassero gli uomini del Cinquecento, e quanto potessero essere diversi tra loro: eppure il collezionista erudito di libri scientifici e il persecutore implacabile di sospetti eretici vivono nella stessa città, nello stesso anno, nelle stesse strade, e per poco non frequentano le stesse osterie (ma lo fanno i loro amici e famigli)". (dalla prefazione di Roberto Pellerey).

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