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Flavia Steno Una giornalista, una donna (1875-1946)

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Antonella Picchiotti  

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Flavia Steno, pseudonimo di Amalia Osta Cottini (1875-1946), entrò giovanissima, nel 1898, a «Il Secolo XIX». Le fu subito assegnato l’incarico di scrivere servizi giornalistici di rilievo, campagne di denuncia, “pezzi” di politica interna ed estera, ma anche di trattare soggetti di moda ed emancipazionismo femminile, argomento assai dibattuto a fine secolo. Il suo femminismo particolare, quasi un afemminismo, non le impedì di battersi in favore dell’emancipazione delle donne. La sua fortunata esperienza subì una decisa involuzione a seguito del mutamento di tutta l’impostazione economico-politica de «Il Secolo XIX», che alla luce degli eventi della guerra di Libia e dell’avvento del nazionalismo, si trasformò in “giornale-impresa”, imponendo scelte in conseguenza delle quali la Steno perse quasi del tutto la sua visibilità.L’unica parentesi di vera libertà professionale fu costituita per la giornalista da «La Chiosa», la rivista di politica rivolta alle donne, da lei fondata e diretta nel 1919 che durò, sia pure con notevoli difficoltà, fino alla fine del 1925. In tale esperimento la Steno profuse le sue convinzioni sui temi femminili, ma soprattutto, da convinta liberale, il suo credo politico antifascista. Invisa ai sostenitori del fascismo genovese, fu costretta ad un forzato “rientro nei ranghi”. La ripresa della sua attività al foglio genovese, dopo la caduta del fascismo, fu interrotta dalla sua improvvisa morte nel 1946.

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